Bagno, Castellazzo, Corticella, Gavasseto, Marmirolo, Masone, Roncadella, Sabbione e San Donnino Unità Pastorale 14 - Diocesi di Reggio Emilia e Guastalla
 

Il Diaconato come sacramento del servizio: audio dell’incontro del 3 maggio a Masone

Meditazione/catechesi sul servizio e sul Diaconato come sacramento del servizio a partire dal testo del Vangelo di Giovanni (capitolo 13: la lavanda dei piedi). La registrazione audio dell’incontro di preghiera e della relazione di Giovanna Bondavalli


CAPITE QUELLO CHE HO FATTO PER VOI?

(breve sintesi della meditazione sul cap. 13 del vangelo di Giovanni con Giovanna Bondavalli)

Lunedi 3 maggio la nostra comunità si è incontrata nella chiesa di Masone per pregare assieme in vista delle indicazioni diaconali che ci saranno nelle ultime due domeniche di questo mese.

È sempre importante per una comunità pregare assieme perché senza la preghiera le scelte nella comunità rischiano di non essere scelte di Chiesa ma scelte di gruppo.

Il respiro della fede è la preghiera: cresciamo nella fede tanto quanto impariamo a pregare… e a pregare insieme.

Si è iniziato con l’adorazione Eucaristica conclusa con la recita del S. Rosario.

L’ascolto della parola di Dio meditata da Giovanna Bondavalli (biblista) ha terminato il nostro momento di preghiera.

Il capitolo 13 del Vangelo di Giovanni (la lavanda dei piedi), ci ha fatto notare Giovanna, è un testo difficile e provocatorio al cui centro c’è un gesto; è un testo molto conosciuto e per questo c’è il rischio, da un lato, di banalizzarlo com’è avvenuto in passato relegandolo ai bambini e dall’altro di staccarlo dalla realtà e di renderlo straordinario, lontano dalla quotidianità. Vi troviamo descritto il progetto/modello educativo di Gesù, che si definisce egli stesso come maestro.

E se lui è il Maestro, possiamo già domandarci: quanto come comunità siamo disposti a lasciarci mettere in discussione da Gesù e dal suo progetto?

Il gesto della lavanda dei piedi è un gesto che come Chiesa pratichiamo poco, ed è un gesto che si capisce solo praticandolo; dobbiamo imparare a lavare e lasciarci lavare i piedi perché è un gesto che si impara solo ripetendolo continuamente.

Con la domanda rivolta ai discepoli: Capite quello che ho fatto per voi? Gesù mostra loro il vero volto di Dio, la potenza vera di Dio che è quella di amare fino alla fine; e questo amore trasforma anche la vita dei suoi amici.

È un gesto che ha lo stesso valore dei gesti ricordati negli altri vangeli che riguardano l’istituzione dell’Eucaristia (prendete e mangiate… prendete e bevete…). Questo gesto è la chiave di lettura per quello che avverrà dopo (la Passione e la Resurrezione) e se noi entriamo in questa logica vi entra anche la comunità. La logica Pasquale diventa logica della comunità: noi siamo capaci di far diventare questo gesto punto fermo dalla nostra vita se sappiamo, col cuore, fare nostri gli atteggiamenti di Gesù.

Ed è importante notare che questo gesto, prima di essere compiuto da Gesù è stato realizzato da una donna nei suoi confronti (ce lo ricordano 3 vangeli su 4): è importante perché questo significa che ne siamo capaci anche noi. Gesù ripete il gesto fatto da una donna.

Il brano di Vangelo ci ricorda poi che se mettiamo in pratica questo gesto saremo ”beati”

Sapendo queste cose, sarete beati se le metterete in pratica.

E quali sono le cose che dobbiamo sapere?                                           

  • sapendo che era giunta la sua ora di passare…

Ci sono tempi da non perdere, da non lascare andare come quando, in una coppia, si riconosce di aver incontrato la persona giusta e che non ci possiamo permettere di lasciarla scappare. Ci sono momenti in cui è decisivo riconoscere che è l’ora di mettersi in gioco. La vita di Dio si intreccia con le nostre vite, è un movimento (passare) che è anche cambiamento.

  • sapendo che il Padre gli aveva dato tutto nelle mani…

È per questo che può anche Lui dare tutto perché sa che Qualcuno lo ha fatto prima di Lui.

Questo accade nella quotidianità della famiglia, accade quando le persone si vogliono bene e mettono la loro vita nelle mani dell’altro, quando si vivono legami di libertà, quando i legami sono per…gli altri; quando si vivono legami “inclusivi” e non “esclusivi”;

  • sapendo che era venuto da Dio e a Dio ritornava…

C’è un esodo in uscita dal Padre verso l’umanità e un tornare a casa, apparentemente avendo perso tutto ma in realtà arricchito in termini di relazione coi fratelli. Quando parliamo di Chiesa “in uscita” dovremmo pensarla in questa prospettiva: una Chiesa che privilegia le relazioni e i legami.

  • sapeva infatti chi lo tradiva…

Questo è un aspetto decisivo: è la consapevolezza della fragilità e del rifiuto di chi ci sta vicino; questo accade anche nella nostra comunità; è una realtà da cui non possiamo prescindere: dobbiamo renderci conto che tra di noi c’è posto anche per il male. Proprio perché vogliamo bene in modo serio e consapevole siamo consegnati agli altri con fatica; Gesù lava i piedi anche a Giuda: ci è chiesta la capacità di servire anche chi è inservibile.

Questo è un testo “fondante” per la Chiesa: è il momento in cui nasce la Chiesa.

Ci sono 3 momenti fondanti per la Chiesa: con la lavanda dei piedi, sotto la croce dove incontriamo due vecchi che abbracciano il CORPO di Gesù: Giuseppe di Arimatea e Nicodemo e, poi, la chiesa del giorno di Pasqua.

Gesù poi ci dice:

  • Vi ho dato un esempio, infatti, perché anche voi facciate come io ho fatto a voi.

Nella comunità questo è ciò che dobbiamo fare e basta. Non è un simbolo ma un ESEMPIO: è un gesto da copiare e da praticare.

Questo comporta tre aspetti decisivi per una comunità:

  1. Questo racconto ci fa capire che bisogna partire dai piedi, cioè partire mettendo AL CENTRO IL CORPO delle persone e la cura per ciascuna persona nella fragilità del suo quotidiano. Al centro c’è il corpo: San Francesco d’Assisi è stato convertito dal toccare i lebbrosi e non dal lasciar loro l’elemosina. Interessante è il fatto che questo gesto non è tanto un gesto “da chiesa” quanto un gesto “da casa”, della quotidianità.
  2. Occorre DEPORRE LE VESTI, SVESTIRSI. Quel deporre le vesti lo compiamo davanti a chi amiamo perché mette in evidenza “chi siamo” realmente, le nostre fragilità senza aver paura di mostraci per quello che siamo. Quel deporre le vesti è come toglierci di dosso qualcosa di noi per fare spazio all’altro. Pensiamo a questo deporre le vesti anche come Chiesa, come comunità; pensiamo per esempio alla chiesa Algerina povera e aperta.

Quest’anno si ricorda il 25° della morte dei monaci di Tibhirine…

  1. Come ho fatto io fate anche voi… ne siamo capaci, possiamo farlo, per avere parte con Cristo: è la comunione di chi serve e viene servito. AVERE CURA GLI UNI DEGLI ALTRI.

C’è chi l’ha fatto prima di Lui e oggi noi possiamo ripeterlo.

Il gesto della lavanda dei piedi è un gesto non religioso ma laico, domestico, tanto è vero che viene fatto in una casa.

È un pezzo di strada che si può fare assieme a tante persone e per percorre questa strada non è necessario il certificato di battesimo.

Mirko e Roberta – Danilo e Margherita